giovedì 5 novembre 2009

Martina ha 15 anni, l'alito che sa di grappa e il naso sporco di sangue...






 So' di uscire dall'argomento corsa...ma per una volta passatemela...e' un argomento che sento.

Mi ha colpito molto questo articolo di Bocca, ho due figli adolescenti e vedere un quindicenne che beve o un giovanissimo che viene in ospedale ubriaco mi colpisce come un pugno allo stomaco. Immagino che senso di frustrazione per un genitore vedere un figlio in quelle condizioni...anni fa' erano gli eroinomani...ora e' la grappa gli amari...i cocktail che insieme alla cocaina sono le grandi droghe dei nostri tempi

Un articolo dell' Espresso che vi invito a leggere, metto la prima parte,  l'articolo e' molto piu' lungo.  Poi sarei felice se tornassi a parlarne con me. Conosco cento storie, legate al mio lavoro, di giovani e meno giovani che annientano la loro vita dietro una bottiglia. E non solo, cocktail micidiali di cocaina  per caricarsi e poi presi dall'ansia grappa a bottiglie per calmarsi e cosi' via in un  tourbillon da morire. Il fenomeno e' in forte crescita e non solo tra i giovani ma anche tra i giovanissimi e parliamo di bambini di 11 anni che in capo a 2-3 anni sono alcoolizzati e completamente persi. (degli ultra 40enni non ne vorrei parlare).  Troppo spesso una serata non e' una bella serata se non innaffiata da litri di liquori. Questo video vi dimostra che se prima era l'ostentazione della sigaretta quale status simbol ora si e' fuori dal giro se non ci si sballa. 


 

Non parlo della serata ogni tanto tra amici ma  parlo di persone...ragazzini che sistematicamente tre quattro volte a settimana si  sballano. I giovani sono particolarmente  esposti, e in alcuni casi la situazione diventa molto drammatica. Giusto poco piu' di un anno fa' assistetti durante una corsetta al mare a cio' che restava di molti ragazzi che avevano partecipato ad un rave-party in una pineta in riva al mare. Ragazzi e ragazze di 16-17 in terra fatti di alcool e ecstasy, sporchi e ridotti a larve dalla stanchezza e dalle sostanze che avevano preso. Tornai un po' traumatizzato in spiaggia per correre in tranquillita' e due di questi ragazzi facevano l'amore in riva al mare nudi, tra decine di runner e passeggiatori che alle 7.30 affollavvano la spiaggia. Tra l'ilarita' e le risatine di tutti.Non riusciro a dimenticare quella mattina molto facilmente.

Ecco l'articolo dell' Espresso:

Martina ha 15 anni, l'alito che sa di grappa e il naso sporco di sangue. Alle due di pomeriggio è seduta sul ciglio della strada nel centro di Milano, tra autobus che la sfiorano e passanti che la ignorano. Ha gli occhi socchiusi e l'aria assente. Poi si riaccende, vede che non è sola e racconta senza imbarazzi le sue giornate: "Tutte uguali", dice: "La mattina passo dal supermercato e compero birra, grappa e pseudo soft drink. Poi arrivo a scuola e mi faccio dare i soldi dai compagni che bevono con me. Ci chiamano i bottiglioni, ma chi se ne frega. All'intervallo andiamo nei bagni e ci sfondiamo di alcol, dopodiché torniamo in classe e stiamo da dio. A volte ci assopiamo pure, mentre i professori fanno lezione e fingono di non vedere. O forse non si accorgono proprio, questo non l'ho ancora capito".
Così ogni giorno, ogni settimana. Solo che oggi, 27 settembre, le lezioni sono finite male. Uscita dal liceo scientifico, Martina è andata in confusione ed è caduta con il motorino. Allora tutto è girato storto e "m'è venuta la paranoia". Ma non c'è problema, dice: "Questo weekend lo passo in casa a studiare. Lunedì m'interroga la prof di latino e voglio uscirne bene".
Leva il sangue dal viso con un fazzoletto rosa, si aggiusta in spalla lo zainetto e saluta: apparentemente normale. Sorridente. Contenitore perfetto per nascondere il suo problema. Quello che Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, definisce un'epidemia culturale tra i giovani. Il bere per il bere: a qualunque ora, senza limiti. Per la voglia di ubriacarsi, di fulminarsi e andare altrove: "In una dimensione irreale dove i ragazzini cercano un'identità", dice Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale alcol all'Istituto superiore di sanità: "Un buco nero nel quale troppi minori scivolano senza accorgersene".
Peggio ancora va con gli adulti: "Nel senso che sottovalutano gli abusi alcolici dei figli", dice Scafato. In questi giorni l'attenzione è centrata sulle tabelle antisbronza che discoteche e pub espongono dal 23 settembre. L'obiettivo è limitare i danni del sabato sera, centinaia di ragazzi che puntualmente si schiantano in automobile. Ma il problema parte prima, molto prima della maggiore età.
"L'Italia", dice Scafato, "ha un orribile record: si inizia a bere a 11 anni, contro la media europea di 13" Il resto è spiegato nell'ultima indagine Istat. Dal 1998 al 2007 il consumo di alcol fuori pasto tra i 14 e i 17 anni è passato dal 12,6 al 20,5 per cento: con le ragazze salite dal 9,7 al 17,9 e i maschi dal 15,2 al 22,7. Il che è l'opposto dello stereotipo nazionale: quello dell'adolescente con il goccio di vino a tavola, sotto lo sguardo complice di mamma e papà. Ma è in linea con il 19,9 per cento dei ragazzi che tra gli 11 e i 15 anni bevono alcol almeno una volta l'anno (54,7 nella fascia tra i 16 e i 17). E con il 7 per cento che tra i 14 e i 17 anni ammette di bere alcolici almeno una volta la settimana.
Francesco alza le spalle, quando sente le statistiche. C'è anche la sua storia, in questi numeri, ma non gli importa. Da tre anni ha finito le scuole medie, fa il manovale nei cantieri fuori Roma e alle 11 del mattino gira per le impalcature con una bottiglia di birra in mano. "Bere è bello", dice: "Cioè, ti stordisce. Però t'aiuta...". Sei mesi fa, racconta, è andato in crisi: "L'idea di scaricare mattoni a vita m'ha mandato ai matti". Allora ha provato a cambiare settore: fattorino, magazziniere, idraulico. Porte chiuse in faccia.
A 16 anni, con 500 euro al mese in nero, si è sentito finito. E ha iniziato a bere: prima in compagnia, tutte le sere "birra, vino, whisky, ma anche sambuca e amari"; poi sul lavoro, senza pensare ai rischi. Finché un giorno è caduto da un primo piano e si è spaccato un braccio. "Al pronto soccorso il dottore m'ha sgamato", ricorda: "M'ha detto di andarci piano, con le bevute. E io ho risposto: esagero, invece. 
Meglio ammazzarsi di vino che 'sto strazio

Gioventù bevuta di Riccardo Bocca dall' Espresso

 


2 commenti:

franchino ha detto...

Pesante sto articolo...
In vita mia solo una volta sono stato male per aver esagerato. Mi sono sentito piccolo. Altro che darsi un tono, l'alcool è una droga legalizzata. Si dovrebbe iniziare a stampare sulle etichette degli stessi le frasi che compaiono sui pacchetti di sigarette: crea dipendenza, provoca malattie, etc...
Però mi chiedo, quando un ragazzo beve dal mattino alla sera quando arriva a casa i genitori dove sono? Non lo vedono, non lo sentono? Temo che anche loro però siano sulla stessa barca.

Ezio ha detto...

Grazie franchino pensavo (con dispiacere) che nessuno commentasse uno degli articoli piu' sensati che avessi fatto.